Abolito il Comitato faunistico provinciale e inasprite le sanzioni per le violazioni in materia di caccia
L’abolizione del Comitato faunistico provinciale
La giunta provinciale ha previsto la soppressione del comitato faunistico provinciale, istituendo, allo stesso tempo un tavolo faunistico provinciale. Il tavolo, secondo la nota diffusa dalla Provincia, è stato istituito “per assicurare l’informazione, la partecipazione e il raccordo tra la Provincia e i soggetti coinvolti nei vari aspetti della gestione faunistica, anche ai fini della programmazione delle iniziative e degli interventi per la tutela del patrimonio faunistico e per l’esercizio della caccia”.
Questo decisione, secondo quanto spiegato dalla Provincia, s’inquadra nell’ambito delle iniziative finalizzate a semplificare l’adozione dei provvedimenti, perseguendo l’obiettivo di razionalizzazione e contenimento delle spese della Provincia già delineato nell’articolo 4 della legge provinciale 27 dicembre 2010, n. 27 con riferimento agli organi collegiali di amministrazione attiva; inoltre ha l’obiettivo di migliorare, adeguare e innovare il ruolo di partecipazione e di supporto alle decisioni amministrative dei differenti portatori di interesse in un ambito così importante quale è quello della gestione venatoria.
Le competenze del comitato faunistico provinciale passano all’osservatorio faunistico provinciale, alla giunta provinciale e alla struttura competente in materia di fauna selvatica, a seconda della rilevanza e della valenza del provvedimento stesso. “Ad esempio, spiega ancora la nota della provincia, l’espressione dei pareri è trasferita in capo all’osservatorio faunistico provinciale, organo di consulenza tecnico-scientifica della Provincia in materia di tutela della fauna, opportunamente ridefinito nella composizione, l’approvazione delle prescrizioni tecniche per la caccia alla giunta provinciale mentre l’approvazione dei programmi di prelievo, unitamente ad una serie di autorizzazioni aventi una natura prettamente tecnica, viene affidata alla struttura competente in materia di fauna selvatica, sentito il parere dell’osservatorio”.
Che cos’è il Comitato faunistico provinciale
È un organo tecnico-consultivo della Provincia per la tutela della fauna e l’esercizio della caccia previsto dalla legge provinciale sulla fauna selvatica. Fanno parte, oltre all’assessore provinciale competente, i dirigenti dei Servizi provinciali di foreste e fauna, agricoltura, aree protette e sviluppo sostenibile, esperti in discipline naturalistiche, rappresentanti dell’Enci, del Consorzio dei Comuni trentini, Coldiretti, Confagricoltura, Lipu, Wwf, an-Eppaa, Legambiente, esiti caccia, Associazione cacciatori.
Che cos’è l’Osservatorio faunistico
È un organo di consulenza tecnico-scientifica della Provincia con il compito di ricercare e indagare, in modo sistematico e permanente, le dinamiche in atto nell’ambiente naturale, con particolare riferimento alla fauna selvatica, mediante l’elaborazione dei dati relativi, nonché di esprimere pareri tecnici nei casi previsti dalla legge provinciale sulla fauna selvatica (art. 13) e su ogni altra questione inerente la tutela della fauna che gli sia sottoposta dalla Giunta provinciale o dal comitato faunistico provinciale. È costituito, rispettivamente, da un rappresentante del Servizio foreste e fauna, del Muse, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie – Sezione di Trento, dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e da esperti in materia.
L’inasprimento delle norme
Il disegno di legge ridefinisce gli importi delle sanzioni amministrative pecuniarie convertendo in euro i relativi importi, con una maggiorazione di circa il 20%.
La proposta di legge introduce poi una seconda sostanziale modifica all’impianto delle sanzioni, prevedendo una puntuale disciplina della sospensione del permesso annuale di caccia o del permesso d’ospite annuale che si accompagna in automatico alle sanzioni penali ed amministrative. Si prevede, infatti, che la sospensione del permesso annuale di caccia e del permesso d’ospite, fino ad oggi disposta discrezionalmente entro il limite temporale massimo di tre anni, si applichi in misura predeterminata ad una serie prefissata di violazioni commesse nell’esercizio della caccia, riducendo il carico amministrativo ed eliminando il contenzioso dinanzi alla giunta provinciale. “In tal modo, spiega la nota della Provincia, saranno sanzionate con la sospensione del permesso annuale di caccia e del permesso d’ospite, anche fino a 5 anni, le violazioni più significative e più gravi che possono essere commesse nell’esercizio dell’attività venatoria, come le sanzioni penali e le sanzioni amministrative più importanti (a titolo di esempio, la caccia in periodo di divieto, con mezzi vietati, a specie protette, in luoghi ove la caccia è vietata, l’uccellagione, la caccia senza polizza di assicurazione, la caccia in violazione degli orari consentiti, la caccia in violazione alle prescrizioni tecniche per omissione della denuncia di abbattimento, della denuncia di uscita o in violazione della disciplina di accompagnamento). Per contro, la previsione della sospensione viene soppressa, rispetto alla disciplina vigente, relativamente a violazioni di minor impatto e aventi più che altro carattere formale. Va poi ricordato che, unicamente per le tipologie di violazione più gravi che determinano un danno per il patrimonio faunistico e per la comunità, con questa proposta la giunta provinciale introduce il raddoppio del periodo di sospensione del permesso in caso di recidiva entro i cinque anni dalla prima violazione (con elevazione del periodo massimo potenziale di sospensione a 10 anni)”.